Anche io trovavo quasi belli quei tre aerogeneratori industriali, bianchi, isolati, sugli altipiani del Nord Lussemburgo, mostravano una certa eleganza. Erano i primi in Europa – non ne avevo mai visti prima. Avevo visto delle foto nei libri – l’internet all’epoca della mia gioventù era ancora una cosa per americani o per pochi – di quelle wind farm nelle zone aride con centinaia di piccoli aerogeneratori su tralicci… Ma questi che avevo davanti agli occhi erano diversi, una cosa di avanguardia. E in qualche modo ne ero complice… avevo partecipato alle prospezioni geotecniche per gli aerogeneratori. Era il 2002 o 2003. Precisiamo che questi erano ancora i piccoli aerogeneratori che si vedevano ad una decina di chilometri, 20 se proprio le cercavi – non 40km come questi della Tuscia.
All’epoca avevano qualcosa di futuristico. Oggi sono banali come un capannone industriale, e sono diventati i principali perturbatori del paesaggio nel mondo, causando un disturbo visivo a più di 40 km di distanza. Ma all’epoca ero giovane – quindi piuttosto sprovveduto e inesperto -, ciò nonostante intuivo che qualcosa non andava bene, non capivo che cosa fosse. Non le vedevo come una minaccia alla qualità di vita. Non sapevo abbastanza del paesaggio e della bellezza per capire che quel angolo di paesaggio della parte nord dell’Europa era un posto meraviglioso di colline boschive, valli e fiumi intorno alla Sûre. Ero come questi vergini del paesaggio che ancora oggi dicono “Io le trovo belle! Le pale”. Non avevo capito che quella zona magica, dove a volte mi allenavo, poteva essere, a breve, inesorabilmente alterata dall’espansione di una zona industriale senza confini. Dal Sud al Nord di questo piccolo paese percorrendo poco più di 150 km si passava da una zona di sprawl e, una volta lasciata alle spalle Redange, al mondo meraviglioso del Nord al confine delle Ardenne. Era un po’ come oggi, una volta usciti da Viterbo e oltrepassata Vetralla, entrare nel Mondo della Tolfa.
Li capisco quasi questi poveri cittadini, poco abituati ad uscire dai confini dei centri urbani e senza esperienza del paesaggio naturale, che non hanno mai visto un parco eolico di più di 5 aerogeneratori, e confusi dai messaggi allarmisti e stereotipati dell’oligarchia – puro terrorismo intellettuale – essere convinti che senza l’energia eolica (selvaggia) la sopravvivenza della specie sarà compromessa. Ovviamente è una favola e vi invito a leggere “Che Pale!? In nome dell’Ambiente si distrugge l’Ambiente?” per approfondire la questione.
Certo, nel vedere i primi aerogeneratori industriali installati sui fianchi del Lago di Bolsena, molti dicevano ancora “a me piacciono – le pale” ma adesso che siamo di fronte a una vera zona industriale di dimensioni colossali qualche dubbio viene. Un dubbio che cresce quando si sa che l’eolico selvaggio non è necessario ma è sicuramente un ottimo investimento per alcuni che vivono là – lontano. Quando qualcuno capirà che la campagna meravigliosa ereditata dagli antenati è diventata una zona industriale per pura speculazione, sarà già troppo tardi!
Queste strade di campagna tra Tuscania e Tessennano/Arlena di Castro che vediamo nelle foto erano pura magia qualche anno fa. Era full immersion nella campagna. Campi di grano e di orzo a perdita d’occhio senza sprawl. Con queste foto di aerogeneratori industriali sparsi nella campagna ci rendiamo conto che quello che era la stradina nella campagna diventa zona sprawl. Oggi percorrere queste strade è come viaggiare in una zona industriale. Per il momento sono 5 sotto Tessennano. Immaginiamo il progetto iniziale che i nostri speculatori ambiziosi avevano previsto: 250 a 400 aerogeneratori industriali. La fine della più ampia zona rurale non alterata d’Italia – la Basilicata è stata già cancellata dall’ eolico selvaggio.
Nella foto qui sotto, sull’altopiano del Cicolano, gli speculatori della bolla verde volevano distruggere tutto con l’eolico selvaggio… Ma non è andato come nell’Alta Tuscia. Qui nel Cicolano, i coraggiosi locali – fieri e coerenti – si sono opposti all’invasore, e hanno invitato gli speculatori ad andarsene. Nella consapevolezza che il mantenere l’integrità del paesaggio naturale non è solo un romantico attaccamento al passato ma una necessità per costruire la salute ed il benessere delle generazioni future. Il paesaggio integro non è soltanto bello, è salutare, necessario, indispensabile per il corpo e per lo spirito e una volta distrutto non è ricostruibile. Un grazie a tutti gli abitanti di questa zona per aver capito e preservato questo grande bene dell’umanità , grazie per aver mantenuto la bellezza,la magia la vita di questi luoghi affinchè tutti oggi ne possano godere. Grazie!
Tuscia, puoi fare meglio!