Pig Economy – L’Economia dei Porci!
“E UN’ ECONOMIA DI PORCI!” dice improvvisamente Jurgen guidando la macchina lungo la strada che esce del paese. Avevano appena passato l’ecomostro di cemento armato che dorme là da dieci anni – mai finito, mai usato. Superato lo scempio, solo i fili della corrente per aria deturpavano una campagna splendida che ricordava gli anni sessanta.
“I fili per aria sono l’epitoma dell’economia dei porci!” continua, quasi gridando, con l’accento tedesco. “E questi alberi capitozzati ovunque! Quei pini marittimi rasati al suolo – adesso vogliono rasare i pioppi giganti dell’alberata perché crea delle allergie, dicono. Ma tutto il veleno che spruzzano sui campi, i gas di scarico delle macchine, il cibo processato, la parietaria e tutte le altre piante, la plastica, il grano spruzzato di diserbante prima della raccolta!?”
“E le grandi opere ?” interrompe Lucio, “non è un economia di porci? E la guerra!? La speculazione sulle energie dette rinnovabili?”
“Zitto!” dice Jurgen “è la vergogna della Germania – sfruttare i soldi pubblici dell’entità tecnocratica (UE) per andare a deturpare terre altrui all’insaputa delle popolazioni locali. L’Unione Europea post Maastricht è una vergogna! Un cavallo di Troia per il male”
Punta la mano desta in direzione delle pale eoliche sull’orizzonte, apre la bocca per dire qualcosa poi si ferma. Stringe il pugno. I bordi della strada erano pieni di papaveri e margherite. Più avanti il diserbante utilizzato dall’Anas per tenere sotto controllo quello che chiamano gli infestanti – la natura – dava al paesaggio un aspetto di zona sinistrata. Jurgen continua:
“Invece di fare le cose bene e strutturate, come in una società civilizzata, si fa tutto cosi’! per i soldi, ognuno tentando di raccattarne più dell’altro, dei bambini sporchi e irresponsabili che giocano. Sai come questi terreni di contadini stanchi pieni di mondezza. Che vergogna! Una società sottosviluppata di magnaccioni. Dei porci pigri che cercano la comodità per tenersi più soldi in tasca.” Questa parte della Tuscia era ancora incontaminata nonostante i scempi si moltiplicavano. Tra qualche anni la zona non sarebbe molto diversa dal Veneto o di qualsiasi zona deturpata – un intricarsi di strade, capannoni e case. Lucio continua a guardare per la finestra, il passaggio nella macchia che scende al fondo valle nasconde questo panorama caratteristico dell’Alto Lazio: i grandi spazi tra i vulcani. Si perde un istante nei ricordi del paesaggio di vent’anni fa… Jurgen si ripeta:
“C’è chi lo fa per facilità, c’è chi lo fa per pigrizia, affaccendati come sono a tenersi un Euro in più nel portafoglio. Spargerebbero la propria cacca ovunque in casa e davanti alla casa per questo. Tutta la struttura sociale è pervertita da questa ossessione per il profitto, per comprare di più, sempre di più. Sono confusi – il sistema gli confonde, la buca, il modello Americano. Penso che non se ne rendano conto. Poi ci sono tutti quelli che non hanno niente.”
Lucio fa un gesto della mano, guarda dalla finestra il paesaggio che scorre lentamente. “Finirai sempre come un vecchio decrepito in un letto d’ospedale, seduto sulla montagna delle immondizie che hai acquistato e prodotto nella vita.”