La necropoli Etrusca di Norchia è una delle più importanti dell’Italia Centrale. Una necropoli rupestre a facciata di notevole dimensione, unica al mondo. Un sito archeologico immerso nella natura ai confini del poligono militare di Monte Romano. L’insediamento etrusco si trova alla confluenza di tre fiumi che formano fossi profondi occupati dalla foresta lussureggiante. Una vasta zona quasi incontaminata dalla speculazione edilizia tra il lago di Bracciano, la toscana e il mare. Un vero mondo perduto dove gli elementi rupestri della necropoli e della città si rivelano agli occhi del visitatore via via che ci si inoltra nella folta e suggestiva vegetazione circostante.
Un contesto che ricorda più i paesi subtropicali che il centro Italia. Solo la carenza di buon senso fa che questo sito unico non sia ancora riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, come solo il buon senso e il sangue freddo degli amministratori locali potrebbero salvare dal totale degrado o viceversa da uno sfruttamento irresponsabile questo sito dal grande valore archeologico ed ambientale.
Le prime tracce trovate di civilizzazione risalgono al Paleolitico superiore. Si intensificano nell’Età del Bronzo, come attestato dalla presenza di resti di capanne.
Un sito storico che vede il suo apogeo dal VI al III sec.a.C. con l’esistenza di una necropoli e città etrusca che comprende migliaia di tombe: molte a dado, finto dado, doriche, a tre livelli, e inoltre scalate, vie cave,…
Il centro abitato etrusco fu successivamente ripreso dai Romani che vi stabilirono un centro urbano importante poiché strategicamente posizionato sulla via Clodia che collegava Roma a Tuscania e Blera. Un tratto della Via Clodia che era il centro della città etrusca è ben segnato da una tagliata viaria di 400 metri ca. che si estende sullo sperone di tufo tra il Biedano e il Pile, poco prima che finiscano nel fosso dell’Acqua Alta.
A questo punto triple, una porta d’uscita della Via Clodia porta alla valle poi all’altra parte della necropoli etrusca: La Tomba lattanzi con i leoni di cui rimane poco, le tombe doriche e la molto suggestiva “cava buia” – una tagliata viaria etrusco-romana lunga 200m ca. e profonda dieci metri nella parte bassa. Sullo sperone, guardando la valle dove i tre fiumi si incontrano, la pieve di San Pietro con tre absidi ben conservate e i ruderi del mausoleo romano Torraccia segnano sono le tracce più iconiche del basso medioevo (sec. XII a XIII).
Sotto San Pietro, nei fossi alla vegetazione densa, si trovano due colombari, la “Cava Buia” le tombe doriche, e numerose tombe spesso trasformate in abitazioni rupestri durante il medioevo.
Davanti agli occhi un ampio fosso quasi inquietante riempito dalla foresta. Una foresta colorata da cui emergono le chiome argentee di grandi pioppi e dilanianti speroni di roccia. Un fosso che si estende al nord e al sud dove si perde l’occhio e ci taglia fisicamente dal poligono militare. Quel estensione indefinita di campi e di macchia davanti al quale il visitatore si confonde. Sterminati spazi a volte percorsi dal vento, altre abitati dal silenzio, ove il pensiero naufraga confuso dall’attimo di una visione atemporale…