Questa è quello che il Comune di Tuscania chiama la “zona sacrificabile” alle energie da fonti dette rinnovabili. Come se non ci fosse già profusione di luoghi sacrificati intorno e dentro alle zone industriali per soddisfare il mercato locale. Il PSE della Provincia dice che abbiamo già raggiunto il 27% della produzione da fonti rinnovabili nel 2013 (l’bbiettivo UE è di 30% per 2030) e che il consumo di energia elettrica si sta riducendo. Ma dimenticavo! Hanno messo la sottostazione (il comune di Tuscania, poi senza opera di mitigazione) perché era previsto da anni di trasformare anche la Tuscia (unico territorio rurale rimasto integro in Italia) in una zona industriale per soddisfare le pressioni dei lobby delle energie dette rinnovabili.
Poi dovremmo probabilmente importare il grano dalla Romania visto che a quest’ora non produciamo il fabbisogmo nazionale di grano… il turismo degli impianti di fotovoltaico a terra dove si mangia la terra insaporita al cadmio, il pane prefabbricato in Romania e la pasta con grano canadese… Per fortuna ci sarà la superstrada che arriva a Civitavecchia per trasportare i prodotti importati alla popolazione beata e sottomessa.
Ecco un ottima interpretazione del senso di economia sostenibile e di turismo sostenibile dove i turisti dovranno mangiare prodotti importati perché la campagna è coperta di panelli fotovoltaici. Mamma mia!? Al meno questo mi sembra capire dal parere del comune di Tuscania riguardo al progetto di installare 250ha di fotovoltaico a terra in loc. Pian di Vico.
Ho ripescato questa foto di dieci anni fa perché rappresenta bene la magia di quella zona che esiste tra Tuscania e Canino. Oggi distrutta totalmente dalla presenza schiacciante di enormi aerogeneratori industriali in direzione di Valentano ed il Lago di Bolsena ma ancora salva dal lato di Tarquinia e Montalto dove esiste una perla chiamata la Roccaccia (territorio di Tarquinia).
Ma a quanto pare esiste una grande divergenza sul senso di turismo sostenibile e di economia sostenibile. Una consiste a produrre sempre più energia e consumarne sempre di più, l’altra consiste a migliorare la qualità di vita e ridurre gli inquinamenti e i consumi – sprechi, ecc.
Ndr.: Il termine “zona sacrificabile” viene utilizzato nel testo per scelta stilistica. Il Comune parla a quanto pare di zona dove sono autorizzati gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Dico a quanto pare perché ho preso conoscenza dei progetti del Comune grazie ad un incontro di Assotuscania sul territorio. All’ufficio tecnico ad agosto mi hanno detto che non erano a conoscenza di progetti di impianti di produzione di energia da fonti “rinnovabili” e non mi hanno mostrato i documenti. Preciso anche che quello che chiamo la zona sacrificabile non è sempre necessariamente nel confine delimitato dal comune, ma nell’area che a mio parere sarà profondamente alterata dalla presenza di impianti di produzione di energia da fonti “rinnovabili” da un punto di vista paesaggistico. Aree di alto valore paesaggistico che perderanno questa caratteristica. Il valore di 30% è una stima personale dell’area del comune che sarà alterata visivamente dalle attività di produzione energetica. Riguardo alla foto presa dal Formicone in direzione di monte Canino è stato autorizzato un impianto a biomassa.