Molti vedono le “energie rinnovabili” come un energia “pulita” e pensano che quando avremmo 100% dell’energia elettrica da rinnovabili, vivremmo in un mondo perfetto di consumo illimitato e continuo. Ma in realtà ci sono 3 problemi fondamentali.
- L’energia elettrica rappresenta forse il 25 percento di consumo energetico in una società moderna. Una figura molto variabile a funzione dei paesi, ma un esempio: l’articolo che esultava il fatto che il Costa Rica aveva raggiunto 100% di produzione da rinnovabili (il primo paese al mondo diceva l’articolo). Quello che non diceva l’articolo è che meno del 25% dell’energia che consuma il Costa Rica è energia elettrica e il resto del consumo energetico è da fonti fossili.
- Anche se l’energia elettrica prodotta era veramente “pulita” viene utilizzata per attivare apparecchi elettrici e sistemi di riscaldamento o di trasporto che sono fabbricati con metalli, plastica, batterie (piombo, litio, cadmio,…), ecc… Molti prodotti la cui fabbricazione e il trasporto necessitano estrazioni di materie prime e il cui smaltimento implica finire in una discarica o altro.
- L’energia “pulita” è per ora un mito, e sarebbe molto più pertinente chiamare le fonti di energia da “rinnovabili” con l’appellazione low carbon o energie alternative (alle fonti fossili). Sappiamo bene che per produrre pannelli solari e le loro strutture portanti servono molte materie prime (alluminio, ferro, rame,…) e processi industriali spesso inquinanti (industria dei semiconduttori ad es.). Per produrre aerogeneratori industriali stesso problema. L’EROEI ci da un indicazione approssimativa del rapporto che esiste tra energia necessaria a produrre un mezzo di produzione di energia ed energia restituita dal mezzo in oggetto nel corso della sua “vita” utile. L’altro grosso problema delle energie dette “pulite” è che spesso sono responsabili di un consumo di suolo molto importante per chilowatt prodotto. I biocarburanti (la produzione) e il fotovoltaico o l’eolico hanno aumentato drammaticamente il consumo di suolo a livello mondiale. Il consumo di suolo (la perdita di habitat) è la principale causa di perdita di biodiversità.
Il seguente articolo di cui vedete un estratto dell’abstract è pubblicato su Elsevier. Propone un approccio più realistico alla questione delle energie rinnovabili e avverte dei rischi di un approccio semplificato della questione energie-clima. L’aumento di produzione di energia da fonti rinnovabili a priori non è sufficiente a mitigare il cambiamento climatico. Altre azioni a livello economico e sociale sono necessarie.
Consideriamo solo gli effetti di primo grado? In che modo le semplificazioni portano ad un ottimismo tecnologico non realistico nella mitigazione dei cambiamenti climatici
Questo articolo mette in discussione l’idea che l’efficienza energetica e le tecnologie di energie “pulite” possano fornire gradi sufficienti di mitigazione dei cambiamenti climatici… sosteniamo che esiste un ottimismo tecnologico non realistico nelle attuali valutazioni sulla mitigazione dei cambiamenti climatici e, di conseguenza, sulle politiche mondiali in materia di energia e clima… La società deve a priori cercare cambiamenti più profondi nelle strutture sociali ed economiche per preservare le condizioni climatiche a cui è adattata la civiltà umana…
L’articolo è disponibile al seguente collegamento del sito di Elsevier
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0301421511007026?via%3Dihub