Quale GREEN !? La frenesia green che consiste nel sostituire sistematicamemte i territori non urbanizzati a tappeto con eolico e/o fotovoltaico a terra è coerente? Il danno ambientale di tali politiche supera il vantaggio? L’illusione di svincolarsi dalle fonti fossili ne vale la pena? I danni economici e sociali saranno accettabili? La Germania ha coperto l’intero territorio di aerogeneratori industriali e intende rimuovere alcuni vincoli per poter praticamente raddoppiare la quantità di aerogeneratori. Ma hanno ben valutato l’impatto ambientale e climatico di tali politiche di lsovracarica del sistema della bassa atmosfera? Oltre alla propaganda e al teppismo accademico portato avanti dagli esponenti della “nuova sinistra” atlantista, rischiamo il disastro climatico e ambientale a portare avanti un sviluppismo così spiccato a discapito dell’ambiente? Questo digest di articoli scientifici (per la più parte) che trattano dell’impatto degli aerogeneratori industriali sul clima e i venti e del consumo di suolo legato alla produzione di energia da fonti dette rinnovabili (principalmente fotovoltaico e biomassa) . Per il fotovoltaico a terra ho organizzato gli articoli in sei categorie di argomenti basandomi su una serie di documenti Europei che trattano della tutela dell’ambiente e del territorio.
1. Per gli articoli sull’ impatto degli AEROGENERATORI INDUSTRIALI su clima e ambiente andate alla seguente pagina:
http://www.exploretuscia.com/impatto-delleolico-su-clima-e-ambiente/
3. Biomassa
– http://www.exploretuscia.com/criticita-del-settore-delle-biomasse-per-la-produzione-energetica/
4. GEOTERMIA
http://www.exploretuscia.com/energie-diversamente-rinnovabili-e-olocausto-del-paesaggio-quid-della-geotermia/
Per la prima categoria:
1.Visto che la Commissione (UE) si propone di istituire una politica mirata per garantire la difesa del suolo nella sua globalità – Strategia tematica per la protezione del suolo [SEC(2006)620] [SEC(2006)1165] (pag.7) – COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=%20CELEX:52006DC0231&from=EN
Se vi fossero incentivi finanziari per ridurre al minimo l’uso della terra nella produzione di energia come una tassa sulle emissioni di gas serra derivanti dal cambiamento dell’uso del suolo, la risposta del mercato energetico a un cap-and-trade potrebbe essere molto diversa dalla risposta rappresentata negli scenari di VIA. Ci sono almeno quattro modi di ottenere la riduzione delle emissioni, ma evitare il potenziale effetto collaterale dello sprawl energetico. In quarto luogo, molti impatti di area possono essere mitigati o eliminati con un’appropriata selezione del sito e pianificazione per lo sviluppo energetico. La nuova area interessata dallo sviluppo energetico all’interno di ciascun tipo di habitat potrebbe, ad esempio, avere effetti di biodiversità minimi se ubicati in luoghi già disturbati. i biocarburanti aumenteranno drasticamente di importanza, con grandi impatti territoriali. Lo sprawl energetico merita di essere una delle metriche in base alle quali viene valutata la produzione di energia.
https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0006802
LINK 9
Land use has generally been considered a local environmental issue, but it is becoming a force of global importance.
http://science.sciencemag.org/content/309/5734/570
LINK13
Si arriva quindi alla conclusione generale che le fonti di energia rinnovabile non sono la panacea che sono comunemente percepite di essere; in effetti, in alcuni casi, i loro impatti ambientali negativi possono essere altrettanto fortemente negativi degli impatti delle fonti energetiche convenzionali. Il documento si sofferma anche sui passi che dobbiamo compiere affinché possiamo utilizzare le fonti energetiche rinnovabili senza affrontare i contraccolpi ambientali del tipo che abbiamo ottenuto dai progetti idroelettrici. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S030626199900077X
LINK 18
Superfici impermeabili, costi nascosti
http://ec.europa.eu/environment/soil/pdf/SoilSealing-Brochure_it.pdf
LINK 19
Brownfields 1 Brightfields, defined by the U.S. Department of Energy as solar development on brownfields (contaminated land or closed landfills), have become increasingly attractive to project developers diversifying away from traditional rooftops and greenfield locations.
Two motivators drive this trend: first, location. Brownfields have few other viable uses, but may be close to high-capacity interconnection points in industrial zones. Second is incentives. Federal, state and local governments offer specific incentives to improve brightfield project economics and help hedge against uncertain solar valuation policies.
https://www.greentechmedia.com/articles/read/building-solar-projects-on-brownfields-is-hard-work
LINK 20
Brownfields 2 Building on brownfields and landfills cuts down on — or perhaps completely eliminates — the kind of resource conflicts that have frequently plagued large-scale solar projects in California, particularly those on public lands.
https://www.greentechmedia.com/articles/read/the-advantages-of-developing-solar-on-brownfields
LINK 21
Brownfields 3 A methodology for maximizing the benefits of solar landfills on closed sites
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1364032117304525
LINK 22
Brownfields 4
Vantaggi economici del fotovoltaico su brownfields
http://solarbrownfields.com/solar-brownfields-cost-advantages
LINK 23
Brownfields 5
L’installazione a terra sembra essere più semplice e ha meno problemi da risolvere, tranne per l’uso previsto che l’area scelta potrebbe avere. Le terre che sono adatte per la coltivazione non dovrebbero essere utilizzate per l’installazione di PV. Questo documento si propone di proporre l’installazione di PV…
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1876610215025679
LINK 24
Brownfields 6
Renewable Energy Act (basically, brownfields). But in 2016, these restrictions are to be loosened a bit to include relatively unproductive agricultural land.
https://energytransition.org/2015/01/german-government-announces-new-rules-for-solar/
LINK 25
Infine, l’impermeabilizzazione del suolo in aree periurbane preoccupa particolarmente per la sicurezza alimentare in quanto distrugge forme speciali di agricoltura e le relative aziende.
http://ec.europa.eu/environment/soil/pdf/guidelines/pub/soil_it.pdf
LINK 31
Una valutazione del potenziale regionale per la generazione di energia solare nell’UE-28. Non c’è alcuna correlazione tra gli investimenti dell’UE e l’idoneità dell’energia solare.
L’utilizzo di terre marginali per collocare i sistemi fotovoltaici potrebbe evitare l’utilizzo di terreni agricoli.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0301421515301324
LINK 34
Piuttosto, le risposte delle persone alle opportunità economiche, come mediate da fattori istituzionali, guidano i cambiamenti di utilizzo del suolo. Opportunità e vincoli per nuovi usi del suolo sono creati da mercati e politiche locali e nazionali. Le forze globali diventano le principali fattori determinanti del cambiamento di utilizzo del suolo, poiché amplificano o attenuano i fattori locali
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0959378001000073
LINK 40
A terra o sui tetti? Al 31 dicembre 2017 gli impianti fotovoltaici installati in Italia risultano 774.014, cui corrisponde una potenza pari a 19.682 MW. Gli impianti di piccola taglia (potenza inferiore o uguale a 20 kW) costituiscono oltre il 90% degli impianti totali installati in Italia e rappresentano il 20% della potenza complessiva nazionale.
LINK 52
Strategia tematica per la protezione del suolo [SEC(2006)620] [SEC(2006)1165]
Visti i tempi estremamente lunghi di formazione del suolo, si può ritenere che esso sia una risorsa sostanzialmente non rinnovabile.
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=%20CELEX:52006DC0231&from=EN
LINK 105
L’intensità del consumo di suolo di diverse tecniche di produzione di energia varia su tre ordini di grandezza, da 1,9-2,8 km2 / TW ora / anno per l’energia nucleare a 788-1000 km2 / TW ora / anno per il biodiesel da soia
La possibilità di un diffuso sprawl energetico aumenta la necessità di risparmio energetico, ubicazione appropriata, pratiche di produzione sostenibili e compensazioni compensative di mitigazione.
https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0006802
LINK 114
Climate Change and Land
Climate Change and Land
An IPCC special report on climate change, desertification, land degradation, sustainable land management, food security, and greenhouse gas fluxes in terrestrial ecosystems
CH7
Table 7.1 shows hazards from land-climate-society interactions identified in previous chapters, or in 8 other IPCC reports
Included are forest dieback, extreme events in multiple economic and agricultural regimes (also see 7.2.2.1, 7.2.2.2), disruption in flow regimes in river systems, climate change mitigation impacts (also see 7.2.3.2), competition for land (plastic substitution by cellulose, charcoal production), land degradation and desertification (also see 7.2.2.8), loss of carbon sinks, permafrost destabilisation (also see 7.2.2.7), and stranded assets (also see 7.3.4). Other hazards such as from failure of carbon storage, renewable energy impacts on land use, wild-fire in forest-urban transition context, extreme events effects on cultural heritage and urban air pollution from surrounding land-use are covered in Table 7.1 extension in the appendix as well in 7.5.6.
Land-Climate-Society interaction Hazard | Exposure | Vulnerability | Risk | Policy Response (Indicative) | References |
Climate change Mitigation impacts | Across various biomes especially semi-arid and aquatic where renewable energy projects (solar, biomass, wind and small hydro) are sited |
Fishers and pastoralists Farmers Endangered range restricted species and ecosystems |
Extinction of species Downstream loss of ecosystem services Loss of livelihoods and identity of fisher/pastoralist communities Loss of regional food security |
Avoidance and informed siting in priority basins Mitigation of impacts Certification |
(Zomer et al. 2008; Nyong et al. 2007; Pielke et al. 2002; Schmidhuber and Tubiello 2007; Jumani et al. 2017; Eldridge et al. 2011; Bryan et al. 2010; Scarlat and Dallemand 2011) |
Sustainable land management (SLM) makes strong social and economic sense. Early action in implementing SLM for climate change adaptation and mitigation provides distinct societal advantages. Understanding the full scope of what is at stake from climate change presents challenges because of inadequate accounting of the degree and scale at which climate change and land interactions impact society, and the importance society places on those impacts (Santos et al. 2016)(7.2.2, 5.3.1, 5.3.2, 4.1). The consequences of inaction and delay bring significant risks including irreversible change and loss in land ecosystem services, including food security, with potentially substantial economic damage to many countries in many regions of the world (high confidence).
Healthy functioning land and ecosystems are essential for human health, food and livelihood security. Land derives its value to humans from being both a finite resource and vital for life, providing vital ecosystem services from water recycling, food, feed, fuel, biodiversity and carbon storage and sequestration.
Many of these ecosystem services may be difficult to estimate in monetary terms, including when they hold high symbolic value, linked to ancestral history, or traditional and indigenous knowledge systems (Boillat and Berkes 2013). Such incommensurable values of land are core to social cohesion— social norms and institutions, trust that enables all interactions, and sense of community.
Costs of action and inaction
Preventing land degradation from occurring is considered more cost-effective in the long term compared to the magnitude of resources required to restore already degraded land (Cowie et al. 2018a)
SLM practices reverse or minimise economic losses of land degradation, estimated at between USD 6.3 and 10.6 trillion annually
Across other areas such as food security, disaster mitigation and risk reduction, humanitarian response, and healthy diet (malnutrition as well as disease), early action generates economic benefits greater than costs (high evidence, high agreement)
Land degradation neutrality (LDN) (SDG Target 15.3), evolved from the concept of Net Zero Land Degradation, which was introduced by the UNCCD to promote sustainable land management.
Land degradation neutrality can be achieved by reducing the rate of land degradation (and concomitant loss of ecosystem services) and increasing the rate of restoration and rehabilitation of degraded or desertified land.
https://www.ipcc.ch/site/assets/uploads/2019/08/2i.-Chapter-7_FINAL.pdf from the IPCC report from 2019/08
LINK 11
recentemente promossa in alcuni paesi europei da nuove tariffe di vendita, è una rilevante trasformazione del territorio per vari motivi (uso del suolo, eliminazione della vegetazione esistente, impatto visivo sui componenti del paesaggio, cambiamento del microclima, abbagliamento dal riflesso di la luce solare diretta) https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1364032109001026
LINK 41
quasi un quarto (il 24,61%) del nuovo consumo di suolo netto tra il 2016 e il 2017 è avvenuto all’interno di aree soggette a vincoli paesaggistici
LINK 51
Convenzione europea del paesaggio – Firenze, 20 ottobre 2000
preambolo
Gli Stati membri del Consiglio d’Europa, firmatari della presente Convenzione,
considerando che il fine del Consiglio d’Europa è di realizzare un’unione più stretta fra i suoi membri, per salvaguardare e promuovere gli ideali e i principi che sono il loro patrimonio comune, e che tale fine è perseguito in particolare attraverso la conclusione di accordi nel campo economico e sociale;
Desiderosi di pervenire ad uno sviluppo sostenibile fondato su un rapporto equilibrato tra i bisogni sociali, l’attività economica e l’ambiente;
Constatando che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all’attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro;
Consapevoli del fatto che il paesaggio coopera all’elaborazione delle culture locali e rappresenta una componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell’Europa, contribuendo cosi’ al benessere e alla soddisfazione degli esseri umani e al consolidamento dell’identità europea;
Riconoscendo che il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni:
nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degradati, come in quelli di grande qualità, nelle zone considerate eccezionali, come in quelle della vita quotidiana;
Osservando che le evoluzioni delle tecniche di produzione agricola, forestale, industriale e pianificazione mineraria e delle prassi in materia di pianificazione territoriale, urbanistica, trasporti, reti, turismo e svaghi e, più generalmente, i cambiamenti economici mondiali continuano, in molti casi, ad accelerare le trasformazioni dei paesaggi;
Desiderando soddisfare gli auspici delle popolazioni di godere di un paesaggio di qualità e di svolgere un ruolo attivo nella sua trasformazione;
Persuasi che il paesaggio rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, e che la sua salvaguardia, la sua gestione e la sua pianificazione comportano diritti e responsabilità per ciascun individuo;
Tenendo presenti i testi giuridici esistenti a livello internazionale nei settori della salvaguardia e della gestione del patrimonio naturale e culturale, della pianificazione territoriale, dell’autonomia locale e della cooperazione transfrontaliera e segnatamente la Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente
naturale d’Europa (Berna, 19 settembre 1979), la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio architettonico d’Europa (Granada, 3 ottobre 1985), la Convenzione europea per la tutela del patrimonio archeologico (rivista) (La Valletta, 16 gennaio 1992), la Convenzione-quadro europea sulla cooperazione transfrontaliera delle collettività o autorità territoriali (Madrid, 21 maggio 1980) e i suoi protocolli addizionali, la Carta europea dell’autonomia locale (Strasburgo, 15 ottobre 1985), la Convenzione sulla biodiversità (Rio, 5 giugno 1992), la Convenzione sulla tutela del patrimonio mondiale, culturale e naturale (Parigi, 16 novembre 1972), e la Convenzione relativa all’accesso all’informazione, alla partecipazione del pubblico al processo decisionale e all’accesso alla giustizia in materia ambientale (Aarhus, 25 giugno 1998) ;
Riconoscendo che la qualità e la diversità dei paesaggi europei costituiscono una risorsa comune per la cui salvaguardia, gestione e pianificazione occorre cooperare;
Desiderando istituire un nuovo strumento dedicato esclusivamente alla salvaguardia, alla gestione e alla pianificazione di tutti i paesaggi europei;
idem punto 4. e Punto 1. visto che la riduzione di spazio naturale e di mobilità degli animali ha un grosso impatto sulla biodiversità
LINK13
Si arriva quindi alla conclusione generale che le fonti di energia rinnovabile non sono la panacea che sono comunemente percepite di essere; in effetti, in alcuni casi, i loro impatti ambientali negativi possono essere altrettanto fortemente negativi degli impatti delle fonti energetiche convenzionali. Il documento si sofferma anche sui passi che dobbiamo compiere affinché possiamo utilizzare le fonti energetiche rinnovabili senza affrontare i contraccolpi ambientali del tipo che abbiamo ottenuto dai progetti idroelettrici. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S030626199900077X
LINK 26
Ogni mezzo di produzione di energia presenta dei costi sociali e ambientali … “Le fonti di energia rinnovabili non sono la panacea che sono comunemente percepite di essere; anzi, in alcuni casi, i loro impatti ambientali negativi possono essere maggiori all’impatto da fonti di energia convenzionali”
Sulla base della nostra revisione della letteratura scientifica peer reviewed esistente, appare che le prove disponibili sono insufficienti per determinare se lo sviluppo dell’energia solare, come previsto per il deserto sudoccidentale, sia compatibile con la conservazione della fauna selvatica.
https://academic.oup.com/bioscience/article/61/12/982/392612
LINK 107
Combiniamo i dati sulla distribuzione globale della biodiversità con i dati sulle energie rinnovabili terrestri in rapida espansione per identificare le aree di conflitto tra biodiversità e sviluppo energetico. Mostriamo che le aree chiave a livello mondiale per la protezione della biodiversità potrebbero essere minacciate dall’aumento dello sviluppo delle energie rinnovabili nel prossimo futuro. Lo sviluppo della produzione di bioenergia in queste aree accelererebbe ulteriormente la perdita di molti ecosistemi insostituibili (Koh, 2007; Fargione et al., 2008; Gibson et al., 2014), minando in tal modo gli obiettivi fondamentali della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica.
DIRETTIVA 92/43/CEE DEL CONSIGLIO del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7)
https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CONSLEG:1992L0043:20070101:IT:PDF
LINK 7
Mortalità avifauna
LINK 44
Questo articolo mette in discussione l’idea che l’efficienza energetica e le tecnologie energetiche “pulite” possano fornire gradi sufficienti di mitigazione dei cambiamenti climatici. La società deve probabilmente cercare cambiamenti più profondi nelle strutture sociali ed economiche per preservare le condizioni climatiche a cui è adattata la civiltà umana. Se la società diventa ricettiva all’idea che le nazioni sviluppate abbandonino economie orientate alla crescita, ai ricercatori verrà chiesto di indagare sui modi in cui una nuova macroeconomia, che non richiede crescita per preservare la stabilità economica, può essere sviluppata (Jackson, 2009; Victor 2010).
https://pdfs.semanticscholar.org/da28/6f13c4b92de3f4e6ee68d14a8c29a9d440ac.pdf
Aumentare la compatibilità ambientale dei sistemi USSE massimizzerà l’efficacia di questa importante fonte di energia rinnovabile nel mitigare i cambiamenti climatici e ambientali globali
LINK 5
Abbiamo stimato che la mortalità aviaria annua correlata a USSE è compresa tra 16.200 e 59.400 uccelli nella regione meridionale della California
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0960148116301422
LINK 111
Tuttavia, mancano studi peer-reviewed sugli effetti di USSED sulla fauna selvatica. I potenziali effetti della costruzione e dell’eventuale smantellamento degli impianti di energia solare comprendono la mortalità diretta della fauna selvatica; impatti ambientali di polveri fuggitive e soppressori di polveri; distruzione e modificazione dell’habitat, compresi gli impatti delle strade; e impatti fuori sede relativi all’acquisizione, alla lavorazione e al trasporto dei materiali di costruzione. I effetti potenziali del funzionamento e della manutenzione delle strutture includono la frammentazione dell’habitat e le barriere al flusso genico, l’aumento del rumore, la generazione di campi elettromagnetici, all’alterazione del microclima, l’inquinamento, il consumo di acqua e il fuoco. Non sono noti gli effetti legati alla concezione della struttura, l’efficacia dei criteri di selezione dei siti e gli effetti cumulativi degli USSED sulle popolazioni di animali selvatici a livello regionale. I dati peer-review attualmente disponibili sono insufficienti per consentire una valutazione rigorosa dell’impatto di USSED sulla fauna selvatica.
https://academic.oup.com/bioscience/article/61/12/982/392612
LINK 110
“Vediamo che il ‘grande solare’ entra in competizione per il suolo (lo spazio) con le aree naturali”, ha detto. “Siamo rimasti sorpresi di scoprire che lo sviluppo dell’energia solare è un potenziale motore della perdita degli ecosistemi naturali della California e di una riduzione dell’integrità del nostro sistema di parchi statali e nazionali.
Cameron Barrows, un ricercatore in ecologia presso l’Università della California-Riverside, che non è affiliato allo studio, ha detto:
“Non possiamo semplicemente spargerli (le installazioni solari) attraverso il paesaggio e dire sia dannata la biodiversità”.
Uno studio pubblicato lunedì mostra che gli sviluppatori di energia solare in California hanno utilizzato principalmente terreni desertici sottosviluppati con habitat di fauna e flora selvatica sensibili come siti per le nuove installazioni di energia solare piuttosto che costruire su terreni aperti meno sensibili e precedentemente sviluppati.
LINK 109
Lo Sprawl energetico è il principale motore di cambiamento di uso di suolo negli stati Uniti (nda: anche vento e biocarburanti, ecc)
Si prevede che la produzione di energia negli Stati Uniti per uso domestico ed esportazione aumenterà del 27% entro il 2040
oltre 800.000 km2 di superficie aggiuntiva saranno interessati dallo sviluppo energetico,
https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0162269
LINK 108
uno sviluppo più sostenibile del fotovoltaico a terra su scala industriale richiede un’attenta valutazione dei compromessi tra suolo, energia ed ecologia;
https://esajournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1002/fee.1517 *
LINK 106
La perdita di habitat è la principale causa di estinzione di specie e altri impatti negativi sulla biodiversità (Pimm e Raven 2000) ma ha ricevuto relativamente poca attenzione nella letteratura sullo sviluppo energetico (figura 1).
https://academic.oup.com/bioscience/article/65/3/290/236920
la maggior parte delle installazioni di energia solare su grande scala (USSE) sono situate in ambienti naturali, vale a dire arbusti e cespugli, e tipi di copertura del suolo agricolo e aree protette vicine a <<10 km
Politica ambientale (UE): principi generali e quadro di riferimento
Le comuni impurità problematiche nel vetro includono plastica, piombo, cadmio e antimonio. “Il fatto che il cadmio possa essere rimosso dai moduli solari dall’acqua piovana è sempre più una preoccupazione per gli ambientalisti locali I governi dei paesi poveri e in via di sviluppo spesso non sono attrezzati per affrontare un afflusso di rifiuti solari tossici, dicono gli esperti. Ricercatori tedeschi dell’Istituto di Fotovoltaico di Stoccarda hanno avvertito che i paesi poveri e in via di sviluppo corrono un rischio maggiore di subirne le conseguenze.
Un recente aumento dei sistemi di energia solare, soprattutto le grandi installazioni centralizzate, sottolinea l‘urgenza di comprendere le loro interazioni ambientali.
Renewable energy is a promising alternative to fossil fuel-based energy, but its development can require a complex set of environmental tradeoffs.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1364032113005819
LINK 8
Il fotovoltaico italiano invecchia. L’età media degli 815.000 impianti fotovoltaici italiani è compresa tra gli 8-10 anni. Gran parte dei moduli ha iniziato a sentire i primi effetti del tempo. Gli investimenti nel settore ci hanno permesso di divenire nel 2013 il primo Stato al mondo per contributo del fotovoltaico (7,9 per cento) nel mix elettrico nazionale. http://www.rinnovabili.it/energia/fotovoltaico/fotovoltaico-italiano-revamping-repowering/
LINK13
Si arriva quindi alla conclusione generale che le fonti di energia rinnovabile non sono la panacea che sono comunemente percepite di essere; in effetti, in alcuni casi, i loro impatti ambientali negativi possono essere altrettanto fortemente negativi degli impatti delle fonti energetiche convenzionali. Il documento si sofferma anche sui passi che dobbiamo compiere affinché possiamo utilizzare le fonti energetiche rinnovabili senza affrontare i contraccolpi ambientali del tipo che abbiamo ottenuto dai progetti idroelettrici. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S030626199900077X
LINK 17
Heat island effect
https://phys.org/news/2016-11-solar-island-effect-large-scale-power.html
LINK 26
Ogni mezzo di produzione di energia presenta dei costi sociali e ambientali … “Le fonti di energia rinnovabili non sono la panacea che sono comunemente percepite di essere; anzi, in alcuni casi, i loro impatti ambientali negativi possono essere maggiori all’impatto da fonti di energia convenzionali”
Sulla base della nostra revisione della letteratura scientifica peer reviewed esistente, appare che le prove disponibili sono insufficienti per determinare se lo sviluppo dell’energia solare, come previsto per il deserto sudoccidentale, sia compatibile con la conservazione della fauna selvatica.
https://academic.oup.com/bioscience/article/61/12/982/392612
LINK 28
Quanto sono veramente verdi questi pannelli photovoltaici?
LINK 32
Le sostanze chiave che contribuiscono all’impatto ambientale complessivo sono il piombo, l’arsenico, il mercurio, il rame e nichel all’aria generata dalla pasta di Ag, l’elettricità e la produzione di vetro, nonché Ag utilizzato per la produzione di pasta di Ag.
LINK 36
Il problema del “riciclaggio” dei pannelli
LINK 50
In conclusione, nonostante l’indubbia qualità ecologica dell’energia fotovoltaica, lo sviluppo esponenziale della potenza istallata in Italia pone alcune problematiche di compatibilità ambientale sul piano della quantità di gas serra emessi durante la prima fase del ciclo di vita degli impianti. Sarebbe auspicabile una gestione più razionale di questo problema in modo da portare un’immediata revisione della normativa d’incentivazione con l’introduzione di una soglia massima per le emissioni virtuali associate ai kWh immessi nella rete elettrica, assegnando un bonus maggiore agli impianti a più bassa emissione.
http://www.sses-net.ch/ticino/pdf/Il_peccato_originale_del_fotovoltaico.pdf
LINK 103
Se i Pannelli fotovoltaici sono cosi pulite, perché producono tanti rifiuti tossici?
LINK 2
La domanda globale di energia è in aumento man mano che i cambiamenti climatici guidati dalle emissioni di gas serra progrediscono, rendendo le fonti di energia rinnovabile fondamentali per la fornitura futura di energia sostenibile. Le tecnologie di generazione di energia elettrica da fonte eolica e solare sono in rapida espansione, tuttavia la nostra comprensione dei loro effetti operativi sul ciclo biologico del carbonio negli ecosistemi ospitanti è limitata. Le turbine eoliche e i pannelli fotovoltaici possono modificare in modo significativo il clima locale a livello del suolo di una grandezza che potrebbe influenzare i processi fondamentali della pianta-suolo che regolano la dinamica del carbonio. Crediamo che la comprensione dei possibili effetti dei cambiamenti nei microclimi a livello del suolo su questi fenomeni sia cruciale per ridurre l’incertezza del costo reale del carbonio delle energie rinnovabili e massimizzare gli effetti benefici. In questo articolo, esaminiamo il potenziale degli effetti microclimatici di queste fonti di energia rinnovabile a terra per modificare il ciclo del carbonio vegetale e del suolo, ipotizzare effetti probabili e identificare lacune di conoscenza critica per la futura ricerca sul carbonio. Lo sviluppo continuo di LBR (rinnovabili a terre) al tasso attuale senza la comprensione degli effetti microclimatici a livello del suolo e dei conseguenti benefici o costi C non è saggio, poiché è necessario garantire che qualsiasi compromesso nella fornitura di altri servizi ecosistemici sia pienamente preso in considerazione durante la pianificazione. Giudichiamo che tutti questi fenomeni hanno il potenziale per interagire, causando cambiamenti nelle condizioni microclimatiche a livello del suolo abbastanza forti da alterare in modo significativo il ciclo del carbonio vegetale e del suolo, con implicazioni per le emissioni di gas serra in scala ecosistemica e del suolo C. Esortiamo la comunità scientifica ad abbracciare questo settore di ricerca e ad operare in tutte le discipline, compresa l’ecologia del suolo vegetale, la biogeochimica terrestre e le scienze atmosferiche, per garantire che siamo sulla strada di una fornitura di energia veramente sostenibile.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4255238/
LINK 12
Effetti del parco eolico e del parco fotovoltaico sul ciclo del carbonio vegetazione-terreno: effetti incerti dei cambiamenti nel microclima a livello del suolo.
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/gcb.12437
LINK 27
We Don’t Need Solar And Wind To Save The Climate
LINK 29
Comunque, gli effetti dell’incertezza riguardo allo schieramento dei sistemi fotovoltaici riveste un ruolo importante nelle decisioni di investimento, che sono principalmente legate ai costi (costi di capitale, costi annualizzati e livellati) e benefici futuri.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0301421515301324
LINK 16
https://energypost.eu/15718-2/
Queste ipotesi avanzano affermazioni che, se confermate dai dati storici, possono descrivere perché il cospicuo investimento globale nella capacità solare ed eolica ha prodotto scarse correlazioni con la decarbonizzazione nei dati nazionali aggregati. La scoperta che lo schieramento di energia solare ed eolica non è correlato con la decarbonizzazione energetica a livelli aggregati a livello nazionale, mentre l’idroelettrico e il nucleare sono, mette in discussione diverse ipotesi fondamentali alla base dell’AR5 dell’IPCC 2014.
I risultati di questa analisi suggeriscono che un maggiore dispiegamento di energia solare ed eolica non dovrebbero più essere considerati a priori come politiche di mitigazione del clima, ma al contrario, solo quelle politiche che promuovono tecnologie già dimostrate per decarbonizzare l’energia a livello nazionale aggregato dovrebbero essere considerate politiche di mitigazione del clima. Che il solare e il vento possano, in alcuni casi, decarbonizzare l’energia a scala nazionale, non possono di per sé giustificare la designazione delle politiche che li promuovono come politiche di mitigazione del clima per il mondo nel suo complesso.
In quanto tale, la scoperta che il solare e l’eolico non hanno decarbonizzato l’energia aiuta a spiegare perché, come afferma l’IPCC, “il decennio con le politiche di mitigazione più forti di sempre è stato quello con la più forte crescita delle emissioni negli ultimi 30 anni” non è a fatto, un paradosso. Ciò quello a cui l’IPCC si riferisce come “le politiche di mitigazione più forti in assoluto” sono in realtà politiche per promuovere il solare e il vento; l’aggettivo “più forte” in questo caso può riferirsi alla quantità di investimenti e alla costruzione di capacità piuttosto che alla produzione di energia e all’intensità di carbonio della diminuzione di energia.
LINK 37
Il problema della deforestazione.
La perdita di foreste contribuisce in modo significativo alle emissioni di gas serra. Sono in corso piani per ideare uno strumento politico per l’utilizzo di alberi per il sequestro di anidride carbonica.
https://www.cfr.org/backgrounder/deforestation-and-greenhouse-gas-emissions
LINK 42
Le foreste possono giocare un ruolo importante nel cambiamento climatico attraverso il sequestro o l’emissione di carbonio, un importante gas serra; attraverso la crescita biologica, che può aumentare le riserve forestali (ndr:di CO2); o attraverso la deforestazione, che può aumentare le emissioni di carbonio.
https://www.annualreviews.org/doi/abs/10.1146/annurev-resource-083110-115941?journalCode=resource
LINK 43
La densità nazionale media di stoccaggio del carbonio nelle foreste urbane è pari a 25,1 tC / ha, rispetto ai 53,5 tC / ha nelle aree forestali
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0269749101002147
Link 113
Questo articolo mette in discussione l’idea che l’efficienza energetica e le tecnologie di energie “pulite” possano fornire gradi sufficienti di mitigazione dei cambiamenti climatici. Con sei argomenti non ampiamente riconosciuti nell’arena della politica climatica, sosteniamo che esiste un ottimismo tecnologico non realistico nelle attuali valutazioni sulla mitigazione dei cambiamenti climatici e, di conseguenza, sulle politiche mondiali in materia di energia e clima. Il tema principale degli argomenti è che la conoscenza incompleta degli effetti indiretti e la non presa in considerazione delle interazioni tra parti dei sottosistemi fisici e sociali, porta sistematicamente a valutazioni eccessivamente ottimistiche. La società deve a priori cercare cambiamenti più profondi nelle strutture sociali ed economiche per preservare le condizioni climatiche a cui è adattata la civiltà umana. Chiediamo che venga data priorità a una ricerca che valuta gli aspetti della mitigazione in una prospettiva ampia, a livello di sistema.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0301421511007026?via%3Dihub
Link 112
La perdita di foreste contribuisce fino al 30 percento delle emissioni globali di gas serra ogni anno, rivaleggiando con le emissioni del settore globale dei trasporti. I meccanismi di compensazione del Protocollo di Kyoto del 1997, spiegati in un Backgrounder CFR, consentono di assegnare crediti per ripiantare alberi o creare nuove foreste, che catturano il biossido di carbonio attraverso la fotosintesi, ma non per evitare la deforestazione.
https://www.cfr.org/backgrounder/deforestation-and-greenhouse-gas-emissions
LINK 104
Terzo, come ha recentemente sottolineato lo scienziato francese Olivier Vidal ed i suoi colleghi, il passaggio alle energie rinnovabili “sostituirà una risorsa non rinnovabile (combustibili fossili) con un’altra (metalli e minerali)“. Vidal stima che 3.200 milioni di tonnellate di acciaio, 310 milioni di tonnellate di alluminio e 40 milioni di tonnellate di rame sarebbero necessari per costruire le ultime generazioni di impianti eolici e solari. Insieme alla domanda dei produttori di veicoli elettrici, un boom mondiale delle energie rinnovabili si baserebbe su un aumento annuo del 5% – 18% della produzione globale di minerali per i prossimi 40 anni.
https://theconversation.com/we-cant-simply-bet-on-renewable-energy-to-stop-global-warming-68202
LINK 101
Cercare di combattere il cambiamento climatico esclusivamente con le odierne tecnologie di energie rinnovabili semplicemente non funzionerà; abbiamo bisogno di un approccio fondamentalmente diverso (GOOgle execs)
https://spectrum.ieee.org/energy/renewables/what-it-would-really-take-to-reverse-climate-change
LINK 102
Allontanarsi da un economia pro-crerscita
https://mahb.stanford.edu/blog/moving-away-progrowth/
http://www.exploretuscia.com/rinnovabili-e-danno-ambientale-un-problema-di-economia-e-politica/
7. Visto Che il settore delle rinnovabili deve creare lavoro e crea ricchezza
LINK 33 1,5GW = 400 posti annui
https://iea-pvps.org/wp-content/uploads/2020/01/Energy_from_the_desert_Ed-5_2015_lr.pdf
LINK 201
Il fotovoltaico integrato offre migliore stabilità per la rete.
https://ieeexplore.ieee.org/abstract/document/6463473
LINK 38
I megaimpianti a terra in Italia: conviene? FOTOVOLTAICO A 400MILA €/MW”: L’UTILITY SCALE IN ITALIA RIPARTE CON I MODULI USATI?
Quelli che pensano che si può fare quello che si vuole di terreni perché sono terreni privati si dimenticano dell’articolo 41 della Costituzione. Contano gli interessi della Polis. L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale
https://www.senato.it/1025?sezione=122&articolo_numero_articolo=41
LINK 46
ERoEI di FV <1 in Svizzera … un sistema di alimentazione elettrica basato sulle odierne tecnologie fotovoltaiche non può essere definito una fonte di energia, ma piuttosto un dissipatore di energia non sostenibile o una PERDITA ENERGETICA NETTA non sostenibile.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0301421516301379
LINK 47
Le conclusioni del nostro studio originale (qui sopra) rimangono invariate. Qualsiasi tentativo di adottare una strategia di transizione energetica sostituendo una produzione energetica a carico di base con una produzione energetica intermittente in paesi come la Svizzera o più a nord comporterà inevitabili perdite nette di energia.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0301421517302914
LINK 48 EroEi di FV da 7 a 10 in svizzera https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0301421516307066
LINK 49 emissioni di CO2 da diverse fonti
LINK 45 (articolo sui biocarburanti)
L’uso delle aree di coltivazione statunitensi per i biocarburanti aumenta i gas serra grazie alle emissioni del cambiamento di utilizzo del suolo Timothy Searchinger, 1 * Ralph Heimlich, 2 RA Houghton, 3 Fengxia Dong, 4 Amani Elobeid, 4 Jacinto Fabiosa, 4 Simla Tokgoz, 4 Dermot Hayes, 4 Tun-Hsiang Yu4 LA maggior parte dei studi precedenti hanno scoperto che sostituire la benzina con i biocarburanti riduce i gas serra perché i biocarburanti sequestrano il carbonio attraverso la crescita della materia prima. Queste analisi non hanno preso in considerazione le emissioni di carbonio che si verificano quando gli agricoltori di tutto il mondo rispondono a prezzi più alti e convertono foreste e pascoli in nuove terre coltivate per sostituire il grano (o le terre coltivate) dirottate verso i biocarburanti. Utilizzando un modello agricolo mondiale per stimare le emissioni derivanti dai cambiamenti di uso del suolo, abbiamo scoperto che l‘etanolo a base di mais, invece di produrre un risparmio del 20%, quasi raddoppia le emissioni di gas serra in 30 anni e aumenta i gas serra per 167 anni. I biocarburanti derivati dal panico vergine, se coltivati su terreni di mais negli Stati Uniti, aumentano le emissioni del 50%. Questo risultato solleva preoccupazioni in merito a mandati di biocarburanti di grandi dimensioni e sottolinea il valore dell’utilizzo di prodotti di scarto.
http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.337.4853&rep=rep1&type=pdf