E la stagione dei corbezzoli ed i frutti maturi si trovano quà e la sul piano che scende verso la valle. Una discesa poco ripida nel bosco permette di arrivare alla ripa dove si apre il paesaggio e la valle sulla quale domina la torre di Chia. E un bosco di taglio luminoso, di piccole querce ed olmi su un versante esposto al sud Este. Ne risulta una luce abbondante che illumina e colora il fogliame di toni alti e vibranti.
Piccole querce, ginestre e cisti occupano la striscia di 20 metri lungo la ripa, dove si cammina sul tufo piuttosto che la terra.
Svariati passaggi nella vegetazione permettono di accedere al dirupo. Un ampio canyon si apre davanti agli occhi, una ripa verticale che benché non superando i 50 metri di strapiombo, trasmette le sensazioni di una vera e propria ripa. Li una valle porta gli occhi lontano, là in fondo, dove le acque dei Monti Cimini finiscono nel Tevere.
Una presenza riconoscibile dalla barra dell’appenino Umbro-marchigiano che si interrompe proprio sul letto del fiume. Dell’altro lato, stoica sullo sperone di roccia, la torre pentagonale di Chia – la “torre di Pasolini”, al bivio di due valli che risalgono verso la cima del vulcano del Cimino. Nella valle il rumore del torrente fa sembrare più inaccessibile l’accesso a l’enigmatica torre che lo è veramente.
Una discesa abbastanza ripida e scivolosa porta alla valle. Proprio li, Pier Paolo Pasolini si ritirava per trovare dell’ispirazione. Si svelano le strutture rimaste del piccolo borgo medievale con la presenza di un mulino che sfruttava le forze dell’acqua…