Dall’Ara della Regina (Tarquinia) a Monte Labbro in Toscana (Monte Amiata sulla destra nella foto). 70 chilometri di paesaggi antichi quasi inalterati. Un paesaggio sotto attacco della speculazione “verde” che a quest’ora dissemina sul territorio enormi aerogeneratori industriali in modo caotico e opportunista. Gli aerogeneratori sono a destra della foto (fuori dell’inquadratura). Se per la sopravvivenza della specie umana fosse veramente indispensabile introdurre aerogeneratori industriali in uno degli ultimi grandi spazi rurali preservati dallo sprawl in Italia, allora il parco industriale (eolico) dovrebbe essere contenuto e strutturato in modo a ridurre l’arco di paesaggio compromesso e in modo a creare un “estetica” industriale piuttosto che sprawl e disturbo visivo caotico. Tale parco strutturato potrebbe anche essere studiato per sfruttare l’eccesso di energia prodotta i giorni di vento (ad esempio per riscaldare l’acqua o alimentare altre strutture di produzione energetica o di logistica, ecc…). Un parco eolico contenuto e strutturato che dovrebbe essere fatto democraticamente e con trasparenza e non di nascosto all’insaputa della popolazione locale il cui diritto alla conservazione del paesaggio, difeso dall’articolo 9, viene tolto. Con questo sviluppo selvaggio e ignorante del grande potenziale dell’energia eolica siamo di fronte ad una sub specie di Homo sapiens. Una sorta di Homo cupidus incapace di andare oltre al materialismo più basso e ignorante.