Siamo al belvedere dell’abbazia di Piantangeli. Una ventina di chilometri di verdeggianti colline incontaminate si estendono verso Est nell’asse del borgo di Rota. Venti chilometri di sconfinati spazi che finiscono sui fianchi del Vulcano del lago di Bracciano e la Caldera di Manziana. Oltre lo iato, in lontananza sull’orizzonte nelle sfumature di grigio chiaro , la periferia sud di Roma all’altezza di Malagrotta e la linea degli edifici di Corviale con lo sfondo dei pendii dei vulcani dei Castelli Romani. Sono poco più di 50 chilometri fino alla periferia Sud di Roma. Siamo quasi nella campagna Romana.
Erano anni che, dalle aree più smussate dell’alta Tuscia tra i Vulcani dei Monti Cimini e del lago di Bolsena, contemplavo questo punto – il promontorio di Piantangeli – ma, per un motivo o l’altro, avevo sempre rimandato l’apuntamento. Il fianco ripido di questo panettone appiattito dei Monti della Tolfa mi appariva come cosa distante raggiunta solo una volta nel passato attraversando, distrattamente boschi e campi senza troppa consapevolezza del luogo. Di quella escursione restava questa foto enigmatica (foto sottostante) quasi dimenticata nell’archivio, vestigia di quando si usava ancora la pellicola… Finalmente il mio amico Luca Bellincioni di Lazio dei Misteri mi ha guidato nella scoperta di Piantangeli e di quel misterioso orlo dei monti, il bordo estremo di quel “panettone” distante!
Da un lato Roma e dall’altro l’intera Tuscia. Dai Monti Cimini fino al mare e con lo sfondo dei toscani Monte Amiata e Monte Argentario. A Nord, il Terminillo emerge tra le colline che circondano Civitella Cesi. La vista del mare viene occultata dai monti della Tolfa centrale.
Ma dal belvedere, la parte più scenografica è probabilmente il succedersi delle colline verdi che circondano il borgo di Rota ed il percorso sinuoso della valle del Mignone che delimita la base del massiccio montuoso. Lo distingue nettamente dal resto della Tuscia, e nessun manufatto moderno disturba la vista ad eccezione di alcuni casali dell’ente Maremma armoniosamente disseminati sulla collina di fronte come a ribadire che questa è una zona rurale.
L’abbazia di Piantangeli fu fondata in epoca Carolingia poi nel XIII sec. divenne proprietà dei Cavalieri Templari prima di essere distrutta dalle fiamme all’inizio del XIV sec. quando la sorte dei Templari si fece avversa. Non fu mai più abitata. Fu costruita in uno dei punto più alti e remoti del massiccio come per simbolizzare l’apice di una lunga storia umana.
La storia comincia molto probabilmente nel Pleistocene medio 500 mila anni fa, ipotesi basata sulla determinazione dell’associazione faunistica di tipo Galeriano, dei manufatti litici rinvenuti e sui dati stratigrafici rilevati al sito della Ficoncella sulla sponda Sud della Valle del Mignone (Farnesiana).
L’Associazione Archeologica Centumcellae, alla fine degli anni 80′ scoprì per caso una difesa di un “elefanto antico” Palaeoloxodon antiquus. Successivamente nei primi anni 2000, nel 2010 e 2011 ulteriori scavi e studi rivelarono dati preziosi riguardo alla situazione preistorica dell’area. Altri manufatti litici ritrovati alla fine degli anni 70′ a Ripa Maiala (Allumiere) e negli anni 90′ a Poggio della Capanna (Tolfa) rivelarono la presenza dell’uomo già più di 40.000 anni fa, anteriormente all’arrivo di Homo sapiens.
Reperti del paleolitico sono anche stati individuati a M. Castagno, Riserva del Ferrone, M. Piantangeli, Tenuta Giovanna.
La storia prosegue nel neolitico con il noto sito di Luni sul Mignone ma anche Bufalareccia, Codata delle Macine, Tufarelle, Ripa Maiale (?), Polledrara di Pian Cisterna, San Pietrino, San Giovenale.
Poi arriviamo all’età del bronzo quando la zona era densamente popolata da villaggi come Luni sul Mignone (foto sottostante), Bufalareccia; Fosso del Laghetto, Pian Sultano, Caolino del Fosso Eri, Pian d’Angelo, Rota, Capannone; Castel del Cerasolo (abitato); la Tolfa (abitato); M. Radicata; Lampregnana, Cerreta, Mignone – Poggio Vivo; F.lla del Cerrobuco. Alcuni con elementi megalitici rimasti enigmatici: Pian Sultano, Civitella Cesi, o semplicemente il “cerchio” di Pietre nella foto sopra…
Un bel percorso storico-paesaggistico dunque sui Monti della Tolfa con la sensazione di grandi spazi non troppo distanti dalla Capitale.
La grande bellezza del sito e l’ottimo stato di conservazione che ne ha determinato l’inserimento tra i SIC, ZPS e Habitat 2000 da parte della Comunità Europea saranno presto irrimediabilmente e gravemente alterati dalla superstrada SS675 prevista nella valle del Mignone. Scelte politiche sbagliate che non tengono in considerazione alcuna il parere negativo della Commissione Tecnica VIA riguardo alla realizzazione del tracciato in ogetto. Come se nella costituzione stessa non fosse riconosciuto all’articolo 9 il valore inestimabile del paesaggio come diritto per ogni cittadino. Aree di alto valore paesaggistico rurale, agricolo e ambientale sono ormai sistematicamente violate dagli interessi di pochi privati, che con espedienti più o meno legali sfruttano risorse e beni che appartengono all’intera comunità locale. Analogamente a quanto spesso accade anche rispetto alla costruzione di parchi eolici “selvaggi” nell’Alto Lazio , come in altri luoghi d’Italia e del mondo. Si “industrializza” il paesaggio con aerogeneratori industriali giganti che spesso oltretutto risultano anche poco efficienti. Un impatto paesaggistico sempre maggiore non necessario in aree di alto valore paesaggistico. Questo tema viene ampiamente discusso in “Che Pale!?”.