Ripresa delle pale eoliche di Piansano sullo skyline di Tuscania visto dall’Ara del Tufo. Un obbiettivo 600mm è stato utilizzato per tentare di riprodurre al meglio possibile l’impatto visivo delle pale considerando i dispositivi più utilizzati – i smartphone.
Prefazione: Non troverete mai nessuno (o quasi) che si oppone all’energia eolica. Esistono solo delle persone che vengono condotte a pensare che sia necessario fare impianti eolici indiscriminatamente, sacrificando per sempre spazi ad alto valore agricolo e paesaggistico, e gente che capisce bene che la distruzione del paesaggio non sia necessaria allo sviluppo di una politica energetica coerente – essa sia eolica, o non. Poi ci sono gli interessi.
“Io le trovo belle – le pale eoliche! Mi piacciono, producono energia con il vento.” Ho colto questa chicca nell’aria a Tuscania un giorno che Sgarbi era lanciato in una delle sue elucubrazioni pubbliche. Quel giorno ha detto una bella cosa: “Tuscania non si tocca!”. Tutti sanno cosa ne pensa Vittorio delle pale eoliche in zone ad alto valore paesaggistico. Vittorio Sgarbi ha probabilmente salvato Tuscania da uno scempio antologico – pale eoliche di 180 metri dietro la maestosa chiesa di San Pietro.
Foto cortesia dell’ass. Io Voglio restare in Irpina. Castelnuovo di Conza.
Recentemente si è sviluppato questo finto confronto tra i cosiddetti pro energia eolica (i buoni) e i cosiddetti contro energia eolica (i cattivi). Un confronto artificiale pilotato dall’alto per creare la confusione e impedire un dibattito costruttivo – e nel frattempo vanno avanti con l’eolico selvaggio. In realtà i presunti “pro” e “contro” la pensano nello stesso modo: vogliono una gestione intelligente del settore dell’energia ma anche dell’economia mondiale. Come se per produrre energia fosse indispensabile distruggere il paesaggio e le terre agricole di alto valore o disturbare avifauna e fauna e/o abitanti della zona… In realtà non dovrebbe neppure essere immaginabile un confronto: non ha razionalità alcuna pensare che sia buono distruggere inutilmente il paesaggio, solo coloro che si arricchiscono con il settore dell’eolico irresponsabile possono ritenerlo opportuno. Da parte di chi promuove certi modelli di cosiddetto sviluppo arriva forte e chiaro il messaggio che la salvezza del mondo passa attraverso la produzione energetica e che una produzione energetica sufficiente per lo “sviluppo” passi necessariamente attraverso la distruzione di tutto o parte del paesaggio naturale (nella sua accezione più ampia). Ma salvare il mondo senza distruggere il paesaggio e l’ambiente, forse è meno impossibile di qualcuno vuole farci credere, è solo che gli interessi “speciali” di pochi risulterebbero inevitabilmente compromessi. E qui arriva tutto il tema di ripensare il modello economico del tutto consumo/tutto profitto con la pletora di abberazioni energetiche, etiche, ambientali, politiche,… L’eolico è potenzialmente un buon metodo per produrre energia anche se il fiorire di parchi eolici degli ultimi tempi incentivati a colpi di miliardi su miliardi di Euro fa sospettare che qualcosa non vada. Analogamente al fotovoltaico inserire gli impianti eolici in un contesto adatto e non collocarli in aree naturali apparentemente di scarso valore commerciale, potrebbe già ridurre di molto il loro impatto paesaggistico.
Ovviamente il profitto massimale si fa distruggendo i punti panoramici e di grande spazio perché sono i punti dove il vento prende il massimo di potenza. Si fanno altissime perché più sei in alto e meno il vento viene ostacolato. Il problema è sempre lo stesso: il modello economico della buca pilotato dai soli interessi privati (di una netta minoranza). Si tratta sempre di questa faccenda ossessiva, infantile, grottesca: fare troppi soldi – la buca! Siamo nella buca come gli americani; lo siamo ormai anche noi – americani.
L’offshore, luoghi già compromessi paesaggisticamente, alcune zone desertiche o che possano essere ritenute “sacrificabili” (perché magari adiacenti a siti già contaminati o compromessi) potrebbero rivelarsi una scelta più saggia. Inoltre, esistono altri tipi di generatori meno impattanti come le turbine di Archimede o le turbine eoliche ad asse verticale che sono più compatte e poco rumorose tanto da poter essere inserite anche nel cuore delle città e sui siti delle fabbriche per produrre energia direttamente sul luogo di consumo, dimezzando le perdite energetiche legate al trasporto. Come il fotovoltaico potrebbero essere integrate all’urbanizzazione e lungo le autostrade invece di occupare terre agricole, o nelle zone industriali dove il consumo energetico è alto. Certo per l’investitore che vuole arricchirsi con l’energia eolica dopata dagli incentivi sostrati al settore pubblico, l’investimento migliore sono le pale eoliche ad asse orizzontale alte più di 100 metri in zone rurali aperte in cime alle colline.
Il problema sono gli interessi privati. Il problema sono i soliti bambini cattivi che vogliono lucrare su tutto, gira sempre tutto intorno ai soldi – tanti!
Forse aveva ragione la bibbia che l’uomo non doveva mordere la mela – anche il libro 73 dell’Apocalisse di Giovanni parla della fine che sarà causata dalla cupidigia e dalla perversione del potere – “tentati” dal pomo gli uomini nell’ambizione di essere pari se non superiori alle leggi universali che governano il mondo, si ritrovano dal paradiso terrestre nell’inferno di un mondo avvelenato e distrutto: guerre, clima impazzito violenza, povertà, il rispetto per la vita completamente dimenticato in nome del dio Denaro.
Un aerogeneratore di Piansano
Ma eccoci! I fautori dell’energia “pulita” (che guarda caso sono proprio quelli che ricavano dalla “pulizia” energetica i maggiori profitti) ci fanno pensare che per salvare l’ambiente (ci sarebbe molto da dire su questo) dobbiamo distruggere una componente essenziale dell’ambiente stesso: il paesaggio (la bellezza) nonché aumentare il consumo di suolo sottratto alla vegetazione e alle foreste e annientare i spazi naturali.
A questo proposito vorrei fare alcune considerazioni partendo dall’impatto paesaggistico delle pale eoliche. Alla fine non importa se alcuni – spesso gli stessi che non hanno mai gettato più che uno sguardo distratto al paesaggio – le trovano belle o no. Distruggono in ogni caso il paesaggio naturale, lo snaturano totalmente, e gli danno inevitabilmente quel aspetto di zona industriale. Qualcuno può legittimamente pensare: “a me piacciono questi paesaggi futuristici” qualche altro può dire “a me piacciono i paesaggi delle megalopoli”. Non è possibile, comunque, negare che il paesaggio antecedente alle pale eoliche viene completamente sostituito da uno nuovo, dove gli elementi verticali bianchi predominano e catalizzano lo sguardo dell’osservatore che si focalizza sulle pale divenute l’elemento predominante da qualsiasi direzione si guardi l’orizzonte. E importante distinguere tra siti dove una serie di pale eoliche messe in fila in uno studio paesaggistico che prese sotto un certo angolo risultano estetiche (si trovano diverse foto), e le foreste disorganizzate/opportunistiche dell’eolico selvaggio. Le “foreste” di pale eoliche hanno il potere di annullare le caratteristiche peculiari di tutto ciò che le circonda rendono anonimo e incolore il paesaggio. Come se tutte le città del mondo fossero fatte delle stesse identiche costruzioni della stessa identica sfumatura di colore. Il paesaggio naturale con la sua varietà di forme e colori si annulla ed al suo posto un mondo uniforme e spento si impone. Gli umani sono animali con un’ area visiva molto sviluppata e gli stimoli visivi hanno un’enorme importanza nei processi mentali, nell’umore, nelle sensazioni di benessere o malessere che essi generano. Non è una novità, ad esempio, che gli stati depressivi peggiorano in condizioni di luce carente come durante l’inverno, l’impatto che la presenza o l’assenza di paesaggi naturali ha sulle condizioni psicofisiche delle persone è stato oggetto di diversi studi arrivando alla conclusione che chi più spesso ha la possibilità di vedere paesaggi naturali, gode di migliore equilibrio psicofisico. Vero è che queste persone più equilibrate e felici rischiano di rappresentare una grave minaccia per gli affari delle aziende farmaceutiche che spingono sempre più all’uso di farmaci e/o psicofarmaci!!!!!! In qualche modo anche le pale eoliche come qualsiasi installazione industriale, possono presentare un certo fascino o risultare addirittura paesaggisticamente interessanti, ma il punto è un’altro, capire se il diritto alla tutela del paesaggio esplicitato nella costituzione all’articolo 9 venga o no rispettato. La risposta è no. Il paesaggio naturale e rurale-storico viene annientato. Le pale eoliche hanno come aggravante il fatto che i loro elementi verticali monocromatici sono in movimento, il movimento focalizza l’attenzione, inoltre si estendono su aree piuttosto estese dell’orizzonte, impossibile guardare il paesaggio senza notarle, a meno che ovviamente i nostri occhi non siano catturati dallo schermo di uno smartphone!!!!!
Le pale eoliche di Piansano viste da Montebello. Nonostante queste siano ancora in numero limitato rispetto ad altri siti di eolico selvaggio, la trasformazione di un paesaggio rurale in un paesaggio di zona industriale è evidente.
Stesso obbiettivo 300mm, stesso giorno della foto accanto, ma un poo’ più a Sud-Ovest. Il monte canino rappresenta il paesaggio sano. Molti paesaggi sani sono visibili su Explore Tuscia.
Le pale eoliche di Piansano viste da Montebelo
Adesso immaginiamo per assurdo il scenario catastrofe: che non riusciamo a sfruttare la fusione nucleare e l’energia di marea da qui alla metà del secolo, che non sia possibile sfruttare l’energia eolica e solare con altri metodi meno impattanti, e che l’unico modo scientificamente dimostrato di continuare a vivere le nostre vite di Homo consumens consumens sia fabbricare milioni di queste pale eoliche giganti. In tal caso si tratterebbe di definire con chiarezza quali paesaggi saranno distrutti o alterati e quali invece saranno preservati e di proteggere questi ultimi dalle windfarm. Quale sarà allora il criterio di scelta? In questo scenario catastrofe, almeno si potrebbero creare dei veri parchi eolici e non questo eolico selvaggio disseminato ovunque.
Con quale criterio si decide quante pale vengono costruite e dove? Ai costruttori di pale vengono “concessi” incentivi ( 27 miliardi annui di incentivi del governo tedesco e un trilione di Euro speso dalla UE ). Di fronte a cifre ingenti un lecito dubbio ci assale: saranno davvero necessarie tutte queste pale eoliche e la scelta dell’ubicazione sarà fatta con un criterio razionale, o l’unico criterio è quello di metterle nelle zone dove il terreno ha un prezzo più vantaggioso per i costruttori che spesso coincide con le aree meglio preservate non urbanizzate? I criteri di trasparenza sembrano un’araba fenice, di cui si parla tanto ma che nessuno sa dove trovare. Consultando alcuni dati disponibili in materia energetica, la problematica si rivela di difficile soluzione. Uno dei problemi che emerge è la difficoltà di gestione nella rete di distribuzione delle energie prodotte da fonti cosiddette rinnovabili. L’energia non può essere conservata, il vento non soffia, almeno nella maggior parte dei luoghi in cui gli impianti eolici sono posti) in modo costante nel corso delle 24 ore e men che meno da un giorno all’altro, esistono continue oscillazioni che rendono impossibile utilizzare l’eolico (come il fotovoltaico del resto) senza continuare ad utilizzare l’energia generata dai combustibili fossili o nucleari che sono gli unici a garantire la continuità nella rete. Impianti a combustibili fossili/nucleari che tra l’altro non si possono spegnere come la luce e devono necessariamente mantenere un regime di funzionamento minimo grossomodo pari a 40% della piena capacità. Questo implica che le altre tipologie di produzione energetica, quando c’è molto vento e sole, producono energia che va rimessa alla terra visto che il stoccaggio di energia elettrica non conviene (batterie). Questa variabilità meteorologica determina tra l’altro per le energie solari ed eoliche un fattore di capacità veramente basso. Molti settori dell’economia di oggi non potrebbero sopportare fluttuazioni di fornitura elettrica il che crea un dilemma per i paesi che optano per il “rinnovabile” eolico e solare. I tedeschi nonostante siano i leader nel settore dell’eolico continuano a costruire centrali a carbone e ad aumentare l’uso di carbone come si vede quà.
Ha senso avere tante pale per produrre tanta energia quando l’eccesso viene disperso? Sorge spontanea allora la domanda: esiste una strategia basata su criteri scientifici? Non si corre il rischio che la costruzione delle pale eoliche, essendo così bene incentivata sia più il frutto della perversione dei mercati e della necessità di una bolla economica piuttosto che una necessità??? Visto poi che dal punto di vista energetico si prevede che la fusione nucleare da qui alla metà del secolo potrebbe essere in grado di soddisfare una bella fetta delle richieste energetiche, non si rischia di costruire foreste di pale inutili già oggi (perché sovradimensionate rispetto alla capacità attuale della rete) per avere in un domani già prossimo un paesaggio distrutto da oggetti inutili ed obsoleti?? Quando si alterano paesaggi naturali non si può tornare indietro e ripristinare tutto come era, non è un videogioco in cui si può ricominciare dal punto di partenza.
Il settore energetico è un settore che bene si presta al trasferimento di soldi dal settore pubblico al privato con erogazione di finanziamenti, salvataggi di banche e/o imprese e altre operazioni finanziarie a dir poco fantasiose. Sarebbe che un trilione di Euro è stato trasferito dal settore pubblico al settore privato, sarebbe il caso di decidere se l’energia è settore privato o pubblico e regolarsi di conseguenza.
Foto: Pasquale Marino. Eolico selvaggio nei pressi di Acerenza.
Riguardo al complesso problema delle strategie per la produzione energetica nel presente e nel futuro, la nozione di EROEI è di un certo interesse nonostante sia molto variabile. L’EROEI, ovvero l’indice di efficienza energetica del mezzo, è pari al rapporto tra l’energia investita a creare e mantenere il mezzo e l’energia prodotta dal mezzo. Come suggerito nella tabella per i valori US trovata su Wikipedia, il più efficiente alla fine con un EROEI di 105 è il nucleare, contro 100 per l’idroelettrico, 80 per il carbone, 18 per l’eolico e quasi 6 per il fotovoltaico.
Cinque dei paesi del G7 – Regno Unito, Germania, Italia, Giappone e Francia messi insieme hanno bruciato 16 percento di carbone in più dal 2009 al 2013.
Il ritorno alla fissione nucleare di ultima generazione appare inevitabile nell’attesa della fusione che potrebbe finalmente avvenire verso la metà del secolo. Il progetto ITER che inizierà in breve ci aiuterà a capire la situazione.
Sapendo che ad oggi, il contributo energetico dell’eolico è paro a poco più del 3 % della produzione globale di energia elettrica con 340.000 pale eoliche al livello mondiale, quanti spazi rimarranno liberi dall’eolico selvaggio e dalla distruzione paesaggistica? Sacrificare l’ambiente per salvare l’ambiente sembra una situazione paradossale. Si tratta in realtà di salvare l’ambiente dal nostro modello economico del consumismo sfrenato e opportunista/irresponsabile e di sviluppare una politica energetica che non sia basa esclusivamente o quasi sui profitti.
Concentrandosi su questo punto possiamo analizzare il consumo di suolo delle energie dette rinnovabili. Ad esempio per soddisfare il fabbisogno degli Stati Uniti in elettricità per il 2050 si dovrebbe coprire una superficie inferiore al 1 percento del territorio in panelli fotovoltaici – all’incirca metà del Massachussets. Per estensione per l’Italia, sempre estrapolando dai dati di questo studio che riporta dati del MIT, si dovrebbe coprire all’incirca l’un per cento del territorio in pannelli fotovoltaici. Molti di questi possono essere messi su tetti. L’eolico è più ghiotto di territorio e andrebbe a coprire il 2 percento del territorio al meno se dovesse fornire il 100 percento dell’energia. Hanno tra l’altro un impatto visivo maggiore che si estende fino a più di 30 chilometri. Un fattore aggravato dal fatto che sono posizionate in cima ai rilievi dove i fattori dinamici sono favorevoli, che sono altissime, e che sono in movimento (cosa che attira l’occhio). Combinando fotovoltaico responsabile e eolico responsabile si possono limitare i danni e produrre una bella fetta di energia con il settore “rinnovabile” senza compromettere troppi paesaggi naturali e rurali intorno ai bellissimi borghi d’Italia. Poi c’è l’offshore che in ogni caso ha una produzione molto più costante e dovrebbe sostituire l’onshore alla metà del secolo. E inutile mettere il fotovoltaico a terra in siti panoramici come nella piana sotto Valentano o fare dell’eolico selvaggio in maniera opportunistic adietro i più bei paesi d’Italia.
Foto: Pasquale Marino. Eolico selvaggio nei pressi di Acerenza.
Un esempio di paesaggio preservato nei pressi di Tarquinia.
Adesso non ci sono più scuse valide per mettere altre pale eoliche selvagge dietro Tuscania o nella Tuscia o in qualsiasi altro luogo d’Italia. Si tratta solo di stabilire una politica energetica coerente al livello nazionale e scegliere le zone che andranno sacrificate non basata esclusivamente sui fattori economici privati ma su fattori sociali e ambientali basato su principi democratici – dove sono? Decisioni che andrebbero fatte di pari passo con studi a lungo termine che includono i risultati ottenuti sulla fusione dall’ITER, e altre misure non meno importanti destinate a stimolare una riorganizzazione intelligente dell’economia mondiale.
Tanto per citare alcuni esempi:
- eliminare il trasporto inutile di materie prime e trasformate – particolarmente nel settore agro-alimentare.
- il ritorno ad un economia di filiera corta che stimoli anche l’artigianato locale
- dal punto di vista energetico, pensare “come produrre meno energia?” con l’eliminazione delle aberrazioni dell’era industriale, piuttosto che “come produrre più energia?” in accordo con gli interessi dell’establishment.
- eliminare l’uso di pesticidi, fitofarmaci, fertilizzanti e antibiotici in agricoltura.
- Cominciare a pensare alla nuova città sostenibile e alle case passive – ci sarebbe veramente molto lavoro per tutti e sarebbe un settore da incentivare se uno vuole incentivare dei miliardi come fa la UE.
- risolvere il problema dell’uso sistematico e “infantile” della plastica (materiale prezioso derivato dal petrolio).
- educazione delle popolazioni.
Chiudo con questa frase di Marguerite Yourcenar nella sua biografia dell’imperatore Adriano: “Dubito che arriveremmo un giorno a uno organizzazione intelligente dell’economia Mondiale.”
Che Pale!?