L’amaca continuava a dondolare lentamente. Il movimento era cosi leggero e sottile, che sembrava venisse impresso dal Grecale che soffiava lieve in questa fine di giornata. Un leggero dondolio che si era prodotto quando Jurgen allungatosi sull’amaca aveva staccato i piedi da terra. Il fruscio metallico delle foglie dei pioppi dava il tempo e Jurgen aveva chiuso gli occhi per apprezzare questo momento speciale. La luce del sole tramontando filtrava appena attraverso le palpebre, e i cani che abbaiavano in lontananza rafforzavano la sensazione di campagna di una volta. Diversi uccelli cantavano e nessun rumore dell’era industriale veniva a disturbare questa sensazione perfetta. I profumi della lavanda, delle rose e dell’erba, nonché il rumore dell’acqua nella valle completavano il quadro. Le prime cicale avevano cominciato a frinire con intermittenza questi giorni, e a quest’ora qualcuna ancora si lanciava in un “criiik” isolato. Era uno di quei momenti che piacevano a Jurgen. Riusciva a dimenticare tutto e viaggiava nei ricordi del passato. La campagna magica degli anni sessanta prima dell’espansione delle villettopoli. E Jurgen sognava finalmente. Pensava: “sempre a vedere le cose negative, almeno la Tuscia permette ancora di vivere queste sensazioni di natura e di campagna genuine, di piccoli appezzamenti di terre e di agricoltura mista. Campi di grano e boschetti, colline colore oro e querce solitarie”
Ma si ravvicinavano i passi di Melissa che stava per interrompere brutalmente il sogno di Jurgen.
“- Tie! Alla fine è come il complesso militare-industriale dice, riferendosi alla famosa frase di Eisenhauer alla fine della seconda guerra mondiale: “abbiamo creato un mostro che ha bisogno di guerra per sopravvivere – il complesso militare-industriale”
– Come!?
– L’Edilizia! E la stessa cosa alla fine è un industria, un settore che ha bisogno sempre di fare scorrere il cemento! Cemento! Cemento! Senza fine! Non conta se serve o se è nell’interesse della comunità. Conta solo che gli interessi privati sono contro una riforma del settore ed è comodo per i grossi pesci di continuare la strada del tutto cemento. Dell’edilizia per l’edilizia perché serve il lavoro. Che società di primitivi bipedi che siamo! E non si potrà mai più rimuovere tutto questo cemento – è impossibile! Magari per ogni due nuove case o strada ne togliessero una. Invece da una parte è un costo che nessuno è disposto a pagare, dall’altra anche volendone affrontare il costo, è praticamente impossibile, la cementificazione è irreversibile. L’edilizia e i lavori di infrastrutture non sono rinnovabili, sono un danno permanente all’ambiente e all’uomo! Non si può andare avanti per sempre con questi sindacati e politici accecati da interessi vari! E ora di cambiare il modo di pensare! Invece di affondarsi nella buca peggio degli americani – almeno le aree protette le proteggono sul serio! La Buca! Doppia Buca per l’Italia e la Tuscia!
Un progetto strutturale pensato negli anni 60′ in una situazione economica vibrante… E oggi? Per una media di due camion che incontro tra Vetralla e Tarquinia…” Melissa pensava alla strada attuale tra Vetralla e Tarquinia che la superstrada intendeva sostituire. Salve Luglio e Agosto dove l’aumento di traffico dovuto alla frenesia dei spostamenti balneari creava dei rallentamenti, la strada era praticamente una pista automobilistica senza macchine ne Camion. A lei sembrava insensato spendere tutti questi soldi pubblici per distruggere una zona protetta quando il resto dell’infrastruttura provinciale era in decadimento.
Melissa era arrabbiata come raramente Jurgen l’aveva vista! Ma adesso la rabbia prendeva il sopravvento anche su di lui. Un calore lo invadeva dalla pancia al cervello, come se un fluido tossico si propagasse in tutto il corpo dalla pancia verso le estremità. Un vero veleno.
Ovviamente si trattava dell’incubo della ss675. Gli interessi speciali all’assalto contro la ragione ed il buon senso, ma non solo, contro i valori democratici – almeno facessero un referendum. La dittatura corporativa all’attacco con la macchina della propaganda a pieno regime, sostenuta da soldi praticamente illimitati.
Certo si trattava della solita propaganda populista: serve il lavoro e la crescita – chiamano progresso la cementificazione indiscriminata di tutto e l’avvelenamento dei nostri figli e di noi stessi, dell’intero pianeta in nome dei soldi.
“Del lavoro per tre anni, e poi!?” esclama Jurgen. “Questi si sprofondano nella buca, non capiranno mai che l’edilizia e la cementificazione indiscriminata ed irreversibile significa la buca, la doppia buca che neanche gli americani fanno – almeno loro hanno ancora dei grandi spazi naturali. Sono offuscati dai concetti del passato. Non capiscono che il futuro – quello dei nostri figli, lo stanno distruggendo! Non capiranno mai che il futuro non è rimanere cementati negli errori del passato, ma sapere fare delle scelte coraggiose e lottare contro la pigrizia e l’ozio che ci abita. Vogliono del lavoro? Ci sarebbe da rifare tutte le strade della provincia seriamente come avrebbero dovuto farle all’epoca. Ci sarebbero una marea di case obsolete da rifare con i criteri delle case passive (zero consumo energetico). Ci sono anni di lavoro a rimettere apposto tutte le infrastrutture che ogni giorno distruggono le nostre macchine e mettono a rischi gli utilizzatori delle strade!
Ma Jurgen non ce l’aveva con i lavoratori del cantiere, al contrario, li sosteneva. Jurgen sapeva quanto era difficile e pregevole il lavoro di cantiere perché ci era passato anche lui. Ammirava questi lavoratori che ogni giorno affrontavano la mansione e che oggi protestano. Sosteneva sempre che avrebbero meritati una paga superiore a tutti questi politici e banchieri. Nello stesso modo ammirava gli agricoltori – ancora più quelli che portano avanti l’attività con metodi biologici. Anche lì un lavoro molto difficile che aveva conosciuto lavorando nei campi un’ estate. Otto ore a testa in giù a raccogliere peperoni,… Sapeva anche quanto era frustrante e difficile combattere l’avversità senza metodi chimici. Un anno perse più della metà del raccolto del suo orto e tanto tempo per colpa di una invasione di talpe. Ma cosa eravamo diventati in Italia e in Europa!? Un popolo di oziosi alla ricerca della facilità, disposti a distruggere tutto e ad avvelenarci per stare più comodi – o più ricchi (questa cosa dei soldi che ci ossessiona)? Eravamo ormai disposti a sfruttare i migranti fuggiti dalla loro Africa distrutta con il nostro aiuto. Eravamo diventati refrattari alla ricerca di soluzioni più innovative per vivere meglio e più sanamente. Avevamo tradito i nostri nonni che lavoravano la terra con le mani e vogliamo tutti essere dei signori attaccati allo smartphone per comandare il mondo. Povera Italia! povera Europa! Poveri figli nostri!