“Guarda dietro di te quanto è bello…”
Elena si rigira per gettare un occhio, ma in realta non è interessata, guarda suoi occhi. Lei guarda lui, lui guarda la piana che si estende sotto Bonnieux in direzione di Gordes. Il tipicico paesaggio provenzale che circonda il monte Luberon è ormai immerso nel nero della notte, e pocchissime luci disturbano la cena notturna con il campanile illuminato in primo piano. Marcello continua:
“In Italia la valle sarebbe piena di luci, non verresti questo!
– Perchè?
– la Francia è più grande, ha più spazio… la Francia è tre volte l’Italia.”
In questo senso ha ragione, pensa Jurgen, comunque non conosce la Tuscia, e conosce male gli Appenini. E vero che la densità di popolazione e quasi doppio della Francia e che con 35% di montagna contro dieci, le zone non montagnose dell’Italia hanno una concentrazione di popolazione più importante. Qui nel belpaese, si incontrano più difficilmente quelli grandi spazi apparentemente vuoti che richiamano L’Europa all’Est di Berlino, coperti di campi coltivati e di boschi. Sull’Autostrada da Marsiglia a Metz che attraversa tutto l’Est della Francia da Nord a Sud, appaiono questi grandi spazi vuoti: Il Plateau de Langres, I parchi del Lubéron, del Verdon, di Baronnies, del Vercors,…
Ma Jurgen non ascoltava più la coppia accanto a lui. Erano giorni che vedeva i campi di lavanda tipici delle zone a Nord e Nord Ovest del Luberon, frutteti e muri di pietra a secco, case di colore unito come nei bellissimi centri storici della Tuscia. Un attimo Jurgen immaginava una Tuscia intervallata da campi di lavanda. Una Tuscia che invece di affondarsi nella monocultura di nocciola e piegarsi alle incentivi sulle energie dette rinnovabili, piantava campi di lavanda qua e là, e investiva nella produzione biologica diversificata, che la bella Tuscia diventava una Provenza del centro Italia – un percorso coraggioso che alcuni hanno già intrapreso con successo nella Provincia…
Una “Tuscia Provenzale” piena di colori e di luce, di profumi e di sapori, con un po’ meno di quella magia provenzale forse, quella di Van Gogh, la roccia bianca, la montagna Sainte Victoire, i frutteti, muri a secco,… ma con le necropoli rupestri ed i vulcani, i laghi, il tufo e San Pietro. Senza le villette fluorescenti rosa e arancione, giallo o blu. Jurgen non sapeva se tutte le costruzioni della zona sotto il Luberon erano di pietra o dello stesso colore della pietra – color sabbia – per fatto del buon senso dei cittadini o per norma… Comunque sognava una Tuscia di Lavanda diventata vibrante, con il turismo giusto – alberghi pieni a stagione di lavanda, ma senza quel troppo che si incontra a volte.
Ma il sogno di Jurgen si fermò lì: tra i 4500€/ettaro che rende la lavanda e i 10-15.000 della nocciola, la gente va a soldi. Non importano i veleni, i trattamenti ed il paesaggio. Tutto va distrutto per i soldi…
Comunque Jurgen era deciso a piantare la lavanda al suo ritorno nella provincia delle necropoli rupestri.
Sognava una Tuscia ancora più bella, non avvelenata, salva dalla monocultura intensiva e da speculazioni verdi o altro, e senza troppe ville rosa fluorescenti.