Più rifletto cercando di trovare una soluzione etica per salvare la Tuscia ed i Monti della Tolfa, più mi rendo conto che ciò che appare come disinteresse da parte della gente, è invece la totale inconsapevolezza dell’esistenza di una perla paesaggistica ed ambientale sui monti della Tolfa, quasi un luogo perduto, come in un film fantastico, rimasto nascosto e dimenticato dal tempo. Una perla non solo paesaggistica ed ambientale, ma rurale di terre fertili e quasi incontaminate. Il cittadino ignaro non si rende conto che la variante paradossalmente chiamata “verde” del tracciato della SS675 sarebbe uno scempio ambientale epico che deturperebbe senza possibilità di recupero uno degli ultimi spazi incontaminati della Tuscia – i pochi rimasti in centro Italia e probabilmente nell’intera penisola. Il tracciato verde proposto nel febbraio 2013 in sostituzione del tracciato “viola” (che era quasi tutto in galleria fino a Tarquinia) avrebbe avuto due vantaggi secondo gli amministratori, in primis di risparmiare i nostri soldi (indubbiamente i soldi risparmiati potrebbero essere devoluti al salvataggio di istituti bancari in crisi……poveretti!!!) in secundis, di non passare ai confini del sito Unesco di Tarquinia (come prevedeva il tracciato viola).
Riguardo al primo punto, siamo sicuri che proprio di risparmio si tratti? E soprattutto che non possa essere risolvibile con le solite operazioni di “finanza creativa”, nella quale i nostri amministratori si sono sempre distinti con successo quando loro serviva? Quanto al secondo punto, e se, invece i lavori per il tratto finale della SS, fossero l’opportunità per realizzare, finalmente, dei nuovi scavi archeologici? Scavi che altrimenti nessuno intraprenderà mai per carenza di fondi e che porterebbero sicuramente alla luce parti ancora misteriose della nostra storia altrimenti destinate alla razzia, all’oblio, o peggio alla distruzione più o meno consapevole. Siamo sicuri che l’unica soluzione possibile per migliorare la viabilità sia la totale distruzione della Valle del Mignone? Si sono davvero esaminate con la necessaria attenzione e spirito critico tutte le possibili soluzioni alternative?
Ora la mia fantasia alla ricerca di una soluzione mi porta lontano. Mi immagino in una fantascientifica macchina del tempo a viaggiare per il territorio della Tuscia tra 60 anni, anno domini 2077. Un cielo pieno di auto che si muovono silenziosamente nel vuoto su cuscini di aria, e guardo giù una fitta rete di strisce di asfalto che, ormai inutili, solcano la superficie terrestre nere, come ferite in cancrena. Non si scorge più l’ombra di un albero, o le azzurre acque di fiumi che solcano le valli. Le valli sono solcate da autostrade, ormai deserte. Niente più Maremmane al pascolo con le loro imponenti corna, niente più nibbi a caccia di prede solcare con i loro voli il cielo, niente più aironi a sorvolare le acque trasparenti del Vesca. Le verdi distese di boschi saranno solo una favola nella bocca dei bisnonni (ormai gli ultimi testimoni) che racconteranno ai loro nipotini di quel tempo lontano in cui esisteva la bellezza in quei luoghi. Ma senza che nessuno se ne curasse, metro dopo metro, le verdi distese piene di vita furono trasformate in un deserto di asfalto. La scelleratezza e la cupidigia di coloro che avrebbero dovuto difendere la vita per donarla in eredità alle generazioni future, in nome di un ipotetico progresso, costruì un mondo sterile di asfalto, cemento e plastica.
Mi chiedo se il nipotino ringrazierà il nonno per il bel lascito o se avrebbe preferito un mondo diverso.
La scelta di oggi determinerà il domani che non appartiene a noi, ma a chi verrà dopo di noi e che pagherà a caro prezzo le conseguenze di scelte che non ha fatto.